sabato 21 agosto 2010











da il Riformista


Vendola batte Berlusconi su Facebook?

Corriere della Sera 21.8.10
In gara su Facebook, la «fabbrica» degli amici
Profili fasulli e agenzie di marketing virtuale: così si può «gonfiare» il numero dei fan
di Gabriela Jacomella

Una volta si combatteva a colpi di tessere e firme in calce a petizioni raccolte in piazza, dopo le manifestazioni o la messa della domenica. Poi è arrivata la tivù, e le battaglie le decidevano share e audience, sudditi fedeli di Nostra Signora l’Auditel. Oggi, la linea dello scontro si è spostata più in là. Il quarto d’ora di celebrità, nell’era del Web, è targato Facebook o Twitter.

Sul primo, l’obiettivo va sotto il nome di fan page, «pagina dei sostenitori»; il sogno proibito è sfondare il tetto del milione. Sul secondo, il target è far aumentare il numero dei followers, i «seguaci» in attesa delle nostre pillole di saggezza o ironia. L’interrogativo è sempre lo stesso: come far salire quella colonnina di mercurio virtuale che ci dice se e quanto il nostro nome — o il nostro prodotto, o il nostro programma — sia gradito al «popolo della Rete».

Che per qualcuno la questione stia diventando seria lo dimostra la scaramuccia che in questi giorni ha coinvolto i sostenitori di Nichi Vendola da un lato e i simpatizzanti del Pdl dall’altro. A scatenare la querelle, l’annuncio del sorpasso: il governatore della Puglia ha superato, quanto a numero di fan, il presidente del Consiglio. I dati arrivano dal sito di Daniele Baroncelli, che monitora la presenza dei politici nostrani sul social network; alle 17 di ieri, Vendola contava 230.937 fan contro i 227.139 di Berlusconi. Tanto è bastato per far sbottare Umberto Bossi, «basta dare un ordine alla sinistra e tutti votano, c’è sotto qualcosa » . Mentre Antonio Palmieri, responsabile Web del Pdl, precisa che «Berlusconi non ha una pagina ufficiale, per ottenere il numero dei fan dovremmo sommare quelli di tutte le pagine create…». Cosa che corrisponde a verità: a meno di essere interessati agli aggiornamenti delle pagine ufficiali (come quella di Vendola), per molti cliccare sul bottone like, «mi piace», e diventare fan, è un semplice gesto di appartenenza e come tale può disperdersi su pagine «secondarie» (come succede, del resto, sia nel caso di Berlusconi, che in quello di Vendola).

Resta, comunque, il quesito: è possibile «gonfiare» il gruppo dei sostenitori su Facebook o sugli altri social network? Premesso che in Rete quasi tutto si può, la realtà è più complicata: non circolano metodi automatici per aumentare a dismisura il numero di iscritti, come ad esempio è possibile fare per certi sondaggi online. Per diventare «fan» di qualcuno (e, detto tra parentesi, tra i fan possono celarsi anche semplici curiosi, o addirittura «nemici») è necessario registrarsi. Ed è vero che si può optare per un’identità fittizia, ma è difficile che qualcuno si prenda la briga di mobilitare migliaia di «complici» perché creino ciascuno 40, 50 profili fasulli. Ci sono, piuttosto, metodi (e agenzie specializzate) di marketing virtuale, strategie per attrarre nuovi contatti (dal restyling della pagina alla pubblicità in Rete), campagne «virali», catene di Sant’Antonio (forse la più usata nell’attivismo politico). Niente di irregolare, basta la volontà.

La battaglia, intanto, è tutto fuorché virtuale. E nessuno ha intenzione di mollare. Anche se certi risultati sembrerebbero inarrivabili per tutti: nella classifica delle «fan page» più amate dagli italiani (su www.famecount.com), la Nutella conquista 1° e 4° posto, con 4.232.583 e 1.810.453 sostenitori. La prima «persona fisica» è Valentino Rossi, medaglia di bronzo. Il punto è che per qualcuno Facebook è, si diceva, uno strumento di lavoro. Vedi Roberto Saviano, la cui «finestra» su Facebook serve anche da veicolo di informazione: al 35° posto con circa 770 mila «seguaci», ha una pagina aggiornatissima e gestita dallo stesso staff cui è affidato il sito ufficiale. Idem per Marco Travaglio, 38°, oltre 660 mila iscritti. Tra loro e i politici, un abisso: Vendola e Berlusconi si piazzano al 129° e 131° posto. La pagina ufficiale di Obama, ieri sera, contava 12 milioni 747 mila 916 fan.


Asca 21.8.10
Vendola: Bossi spaventato da Internet. Successo Facebook mi inorgoglisce

(ASCA) - Roma, 20 ago - ''C'e' sotto qualcosa'', dice Umberto Bossi riferendosi al risultato ottenuto dalla mia pagina su facebook, pensoso e preoccupato perche' il corpo del re e' stato intaccato, ed e' vero. Sbaglia solo nel ritenere che quel qualcosa sia sotto, inteso come luogo fisico; c'e' qualcosa in senso diffuso e orizzontale nel popolo, c'e' una volonta' e una richiesta precisa di partecipazione e di cambiamento che si esplicita e prende corpo anche attraverso internet, anche attraverso il web e i social media. E questo non e' per niente chiaro a buona parte del mondo politico italiano che percepisce internet con una buona dose di diffidenza, o al meglio, come una vetrina da sfruttare nelle tornate elettorali''. E' quanto dichiara Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, sulla 'Fabbrica di Nichi', commentando cosi' lo stupore del Senatur per il sorpasso dei contatti su Facebook nei confronti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

''Probabilmente temono le potenzialita' della rete, il suo carattere libero, che sfugge al controllo di chi ha reso questo Paese una Repubblica televisiva fondata sul sondaggio e sul telecomando. Forse e' questa idea di liberta' che spaventa, forse e' la scarsa abitudine al confronto continuo a lasciare stupiti. Abituati come sono a giornali e telegiornali manovrati, che sempre piu' spesso trasmettono l'immagine immacolata del capo supremo e instillano quotidianamente l'ideologia del ghe pensi mi - continua il leader di Sinistra ecologia e liberta' -.

C'e' alla base una diversa concezione della politica, un modo antitetico di vivere il rapporto con il popolo, con i cittadini. Ci sono le comunita' del rancore create ad arte per individuare i nemici contro cui armare il braccio della propaganda a fini elettoralistici e ci sono comunita' consapevoli, libere, che vivono secondo il principio della condivisione e del confronto sulle esperienze di buon governo e di buona politica. C'e' chi parla all'ombelico delle persone e si adatta come una panciera al bassoventre degli interessi particolaristici del nostro paese, proteggendo tornaconti di bottega, affossando i codici civili, il senso della decenza, e scialacquando denaro pubblico per il pagamento delle multe delle quote latte; e c'e' chi invece guarda alle nuove generazioni e al loro futuro e pensa sia necessario iniziare a costruire collettivamente qualcosa di diverso, di migliore''.

''Il risultato ottenuto dalla mia pagina facebook () con oltre 230mila persone che hanno scelto di dialogare quotidianamente con me, mi inorgoglisce e penso non possa essere relegato a fenomeno marginale della vita politica del nostro paese, o peggio, a fenomeno di costume - continua Vendola -.

Questo risultato deve essere letto in maniera molto piu' approfondita, perche' e' il segno inequivocabile del cambiamento in atto nella societa'. Non certo perche' la mia persona e' oggetto di attenzioni: le adesioni alla mia fan page non riguardano esclusivamente Nichi Vendola. Si tratta piuttosto dell'espressione di un desiderio di partecipazione, dell'adesione a delle idee, a un universo valoriale e a un modo diverso di intendere la politica come impegno civile, come luogo di passioni e di cooperazione. E in tutto questo internet, la rete, la creazione spontanea di comunita' hanno un ruolo preciso, direi fondamentale per il futuro non solo dell'Italia, perche' catalizzatori di buone esperienze collettive e perche' portatori di idee di liberta' e di pace.

Questa convinzione mi ha spinto ad aderire, insieme a pochissimi altri politici italiani, alla campagna della rivista Wired per l'assegnazione a internet del Premio Nobel per la pace''.

Dagospia 21.8.10
Nichi e Tonino, Opa sulla CGIL

Nichi Vendola e Antonio Di Pietro fanno proseliti nella Cgil ai danni del Partito democratico di Pier Luigi Bersani, spiazzato dall'offensiva dei due «parenti serpenti» che conquistano sempre più posizioni nel sindacato di Guglielmo Epifani e Susanna Camusso.
Per esempio, meccanici e dipendenti pubblici stanno apertamente con Nichi. Punta di diamante dei vendoliani in Cgil è infatti Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil. Anche a Rossana Dettori, neosegretaria della Fp-Cgil, batte un cuore rosso: è vendoliana come tre quarti della segreteria.
Landini e Dettori parlano spesso con Titti Di Salvo, responsabile lavoro di Sel, il partito di Vendola. Più sottile la strategia di Di Pietro: inaugura continuamente circoli dell'Idv accanto all e Camere del lavoro. A fare breccia per Tonino è il suo responsabile lavoro,Maurizio Zipponi, ex Fiom e Rifondazione comunista, che ha depositato in Parlamento una legge d'iniziativa popolare sulla democrazia sindacale forte di 50 mila firme. (Ettore Colombo)


Repubblica 21.8.10

Da Cartesio al pensiero debole quanta filosofia nella ripetizione
di Maurizio Ferraris

Il "Conosci te stesso" o il "Cogito ergo sum" sono passati dai banchi di scuola alle magliette Ma è nella natura della disciplina produrre una conoscenza anche di questo tipo

«Questa poi la conosco purtroppo», commenta Leporello quando, nel Don Giovanni, sente l´aria Non più andrai farfallone amoroso dalle Nozze di Figaro. Esistono i tormentoni mozartiani, perché non dovrebbero esserci i tormentoni kantiani? Certo, la filosofia, almeno nella sua versione più convenzionale (quasi un tormentone) che la concepisce come creazione geniale dovrebbe essere l´anti-tormentone per eccellenza. Come dire: lasciamo alle masse i miti e i riti, cioè anche i tormentoni (perché i tormentoni moderni sono gli eredi appunto dei miti e ancor più dei riti, del potere magico della ripetizione) e seguiamo le vie del logos e della originalità assoluta. Vasto disegno, ma tra il dire e il fare (dice il proverbio, ossia un altro antenato del tormentone) c´è di mezzo il mare. E dunque alla fine si trova che anche la filosofia pullula di tormentoni.
Non può essere altrimenti, se non altro perché è materia di insegnamento, e nell´insegnamento, quantomeno per ragioni mnemotecniche, il tormentone regna sovrano. Così, dai banchi di scuola alle magliette è tutto un "conosci te stesso" e un "cogito ergo sum". Il primo in realtà è un detto sapienziale ripetuto dai Greci e citato da Socrate, dunque è a pieno titolo un tormentone, il secondo è un conio di Cartesio, che oltretutto era convinto che l´unica cosa che conta in filosofia sia l´originalità. Eppure alla fine i due risultano perfettamente intercambiabili non solo l´uno con l´altro, ma con altri tormentoni filosofici quali "tutto scorre" e "l´essere è e il non essere non è", con fallacie logiche come "post hoc ergo propter hoc", con versetti biblici come "nulla di nuovo sotto il sole", con citazioni letterarie come "cherchez la femme", e persino con frasi celebri come "eppur si muove" o "alea iacta est" (l´avrà detto Socrate prima di bere la cicuta?).
E non si tratta solo di inerzia scolastica. Il filosofo è uomo (o donna), dunque è soggetto come qualunque altro essere umano alle sirene del tormentone. Il titolo del libro più famoso di Quine, From a logical point of view, deriva da un calypso di Harry Belafonte ("From a logical point of view Better marry a woman uglier than you", se ne trova su YouTube la versione cantata da Robert Mitchum). Ma Quine è stato capace a sua volta di creare un motto ontologico, "No entity without identity", non c´è entità senza identità, che non ha niente da invidiare a "No Martini no party". E in Italia non dimentichiamoci che Il pensiero debole di Vattimo e Rovatti è stato lanciato proprio come tormentone da Roberto D´Agostino in Quelli della notte.
C´è infine un senso in cui il tormentone non deriva dall´uso scolastico o dall´inclinazione del filosofo, ma diventa tema speculativo. Si prenda, ad esempio, Nietzsche, autentica fabbrica di tormentoni filosofici, da apollineo e dionisiaco alla volontà di potenza passando per Dio è morto e il Superuomo. In Così parlò Zarathustra propone la teoria dell´eterno ritorno: ogni nostro atto, ogni singolo evento, è destinato a ripetersi eternamente. Rassegnatevi a leggere infinite volte questo articolo. Non è un tormento? Certo, ma è anche e anzitutto un tormentone. Se ne accorge benissimo Nietzsche, facendo sbottare Zarathustra, contro gli uditori rei di averlo frainteso: «Oh voi maliziosi… - voi ne avete già ricavato una canzone da organetto?».
Ma può essere altrimenti? Nella vita l´automatismo regna sovrano anche là dove si pretende che ci sia originalità, ogni detto è un ridetto, ed è per questo che la letteratura pullula di automi e di bambole, e gli zombie hanno lasciato i film dell´orrore per diventare un rispettabilissimo tema filosofico. Senza dimenticare che due dei più antichi concetti filosofici, la mimesi, cioè l´imitazione, e l´anamnesi, cioè l´idea che conoscere sia ricordare ciò che si è già conosciuto, rientrano a pieno titolo in una teoria del tormentone. Essere originali, essere differenti, è solo apportare qualche variante alle ripetizioni di cui è pieno il mondo. Era la tesi di Gilles Deleuze in Differenza e ripetizione (1968), che si potrebbe tranquillamente ribattezzare Differenza e tormentone.

Il Sole 24 Ore 21.8.10
Per favore, salviamo la Nazionale
di Cesare Peruzzi

«Viviamo una lenta agonia». Ida Fontana, direttrice della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, una delle uniche due strutture di questo tipo in Italia (l'altra è a Roma), lancia l'allarme sulla situazione economica dell'istituto che guida da 14 anni, e che fa capo al ministero dei Beni culturali: «Stiamo arrivando al l'asfissia finanziaria – spiega – al punto che da luglio abbiamo dovuto introdurre la chiusura pomeridiana nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì. Di questo passo, nel 2011 potremo garantire l'apertura al pubblico solo metà giornata». Una prospettiva opposta a quella che nei giorni scorsi il sindaco Matteo Renzi ha proposto al ministro Sandro Bondi: il prolungamento dell'orario degli Uffizi a notte inoltrata.
Va in malora uno dei "luoghi del sapere" nazionale, nato per raccogliere, custodire e rendere consultabile (attraverso la catalogazione) tutto ciò che viene stampato nel paese. Prima, e ancora oggi più grande biblioteca a essere ospitata in un palazzo costruito appositamente per questa funzione (l'attuale edificio di Piazza dei Cavalleggeri, inaugurato nel 1935), la «Nazionale», come viene comunemente chiamata dai fiorentini, è arrivata a possedere 6 milioni di volumi a stampa, 2,7 milioni di opuscoli, 25mila manoscritti, 4mila incunaboli, 29mila edizioni del XVI secolo, oltre a un milione di autografi che vanno dagli scritti di Machiavelli all'opera di Galileo quasi per intero.
Tutto questo materiale occupa 120 chilometri di scaffalature (suddivise tra la sede principale e altre due secondarie), che aumentano al ritmo di due chilometri l'anno per effetto dei 70mila libri e dei 100mila giornali che (per legge) ogni 12 mesi vengono mandati dalle case editrici. «Riusciamo a catalogare meno della metà dei volumi e, grazie agli sponsor, appena il 10% dei quotidiani – racconta Fontana –. Ma abbiamo un arretrato di 200mila libri che, con il blocco del turnover e la progressiva emorraggia di personale, non riusciamo a smaltire».
I dipendenti della Nazionale sono 195, di cui 45 part-time, e ormai hanno un'età media di quasi 60 anni. Erano più di 500 negli anni 80 e 334 nel 1996, quando l'attuale direttrice arrivò a Firenze. «È stato un indebolimento progressivo e costante della struttura – commenta Fontana – basti dire che negli ultimi cinque anni il nostro budget è stato dimezzato». Per il 2010, il ministero dei Beni culturali mette a disposizione 1,6 milioni (oltre a pagare gli stipendi dei dipendenti) e altri 400mila euro circa arrivano dalle sponsorizzazioni, dai finanziamenti europei, dai diritti di riproduzione delle immagini, dall'affitto ai privati di alcuni spazi molto belli e suggestivi nei 40mila metri quadrati della Biblioteca.
«I costi generali della gestione sono altissimi», spiega la direttrice, che puntualizza come la richiesta al Ministero per il 2010 fosse di 5 milioni, necessari per mandare avanti i progetti di catalogazione e digitalizzazione dei materiali. Un gruppo di lettori, dei 600 che ogni giorno entrano alla Nazionale di Firenze, si è mobilitato dopo che da Roma è stato dimezzato anche l'ultimo trasferimento di denaro (da 200mila a 100mila euro), costringendo la Biblioteca alla chiusura pomeridiana tre giorni alla settimana. «Probabilmente è arrivato il momento di far pagare l'accesso ad alcuni servizi, come accade a Parigi e Londra, o il prestito dei libri antichi per le mostre, ma gli incassi non risolverebbero comunque il problema», dice la direttrice, che a novembre andrà in pensione. «Avrei anche l'idea per un bookshop e una caffetteria aperti ai turisti – aggiunge –. Per sistemare gli spazi, che pure abbiamo, servirebbero però 1,5 milioni. E dove li prendiamo tutti questi soldi?».
Dopo l'alluvione del 1966, la Biblioteca nazionale diventò il simbolo della rinascita di Firenze, grazie soprattutto all'impegno delle migliaia di giovani arrivati da ogni parte del mondo per tirare fuori dalla melma dell'Arno i preziosi libri conservati nei suoi sotterranei. Oggi, quel simbolo rischia di affondare sotto il peso dei materiali che non riesce più a catalogare e archiviare, per mancanza di spazio, di personale, e per la progressiva riduzione dei budget. Questa volta, purtroppo, nell'indifferenza quasi generale.


Corriere della Sera 21.8.10
L’utopia del governo perfetto
Platone non fu totalitario, aspirava all’idea del Bene assoluto
di Giovanni Reale
Corriere Della Sera - 21 Ago 2010 - Page #53