lunedì 26 luglio 2010




l’Unità 26.7.10

Vendola tra i giovani insieme a Veltroni: «Niente è casuale»
Il governatore accolto da applausi. «Apriamo il cantiere della sinistra Se non ora quando?». Risposta a D’Alema: «Qualcuno dice che faccio poesia. Non è così, ma con la prosa cinica non si va da nessuna parte»
Candidatura. Sento forte attesa. Non si può stare chiusi in un dibattito interno
di Simone Collini

Se non ora, quando?» Nichi Vendola pesca a piene mani nel repertorio delle vecchie glorie della sinistra per dire che «questo è il momento per aprire il cantiere dell'alternativa, che oggi non c’è», cita il Gramsci della «connessione sentimentale col popolo» per criticare un centrosinistra «votato alla sconfitta per il suo politicismo e la povertà della sua proposta culturale», nega di «fare poesia» ma dice anche che «con la prosa cinica di qualcun altro non si è andati da nessuna parte», e nega anche di avere «un’ambizione personale» e però non si preoccupa di fare troppo sfoggio di modestia, quando aggiunge: «Ovunque sento forte questa attesa sulla mia persona. Candidandomi alle primarie ho risposto a un appello che c’è in giro per l’Italia. Non sono un patito dei sondaggi, al contrario di altri, ma come può sembrare normale che nel momento in cui si apre la prima importante crisi del centrodestra, anche il centrosinistra perde consensi? Adesso bisogna cominciare a rendere percepibile l'alternativa. E se in molti si rivolgono alla mia persona è per la storia politica che ho incarnato: ho dovuto per due volte sconfiggere il centrosinistra per poter poi sconfiggere il centrodestra».
Mattinata nel Salento, tappa pomeridiana a Milano e poi serata alla scuola di politica «Democratica» in corso a Bertinoro. Vendola viene accolto con lunghi applausi dal centinaio di ragazzi che hanno scelto di passare queste giornate a discutere di «democrazia, religioni, identità», e da Walter Veltroni, che dopo essere rientrato a Roma dopo il giorno di apertura dei lavori è voluto tornare sulle colline romagnole per introdurre il dibattito dal titolo «si può discutere laicamente di valori non negoziabili?», con il governatore della Puglia tra i partecipanti. Il fondatore di «Democratica» sa dei sospetti che serpeggiano nel Pd per questo suo invito a Vendola, ma non gli dà peso. Se il governatore pugliese ha annunciato la candidatura alle primarie del centrosinistra con l’intento di «sparigliare», Veltroni dice che il punto è questo: «Piuttosto che stare sempre chiusi in un dibattito interno, che è insopportabile, c’è bisogno di scegliere quattro, cinque grandi questioni di innovazione con le quali costruire un consenso e avere in futuro una maggioranza riformista. Nel 2008 io c’ero andato abbastanza vicino». E questa scuola di politica? «Qui si insegna l’autonomia intellettuale, il dubbio, non le certezze, come fanno le scuole di partito».
Chi dubbi non sembra averne è invece Vendola. «Ho paura che all’uscita dal tunnel non ci sarà più il Paese», dice mentre l’auto lo porta da Milano a Bertinoro. Il riferimento non è ovviamente al tragitto stradale ma all’attualità politico-giudiziaria. «C’è una crisi economica e sociale senza precedenti e i vertici dell’Italia sono allegramente assediati da mafiosi e camorristi, massoni deviati e faccendieri. Il Paese a volte sembra anche privato del sentimento della decenza. E di fronte a tutto questo le parole e gli atti del centrosinistra appaiono inadeguati, non rappresentano in maniera palpabile un’alternativa al berlusconismo e alla sua crisi». Per questo si è candidato alle primarie, anche se è tutto da vedere se si terranno prima del 2012, per dare «una scossa» al centrosinistra. E per «afferrare uno strumento e rimetterlo in campo, perché a nessuno venga in mente che si possa tornare indietro».
Non ha dubbi Vendola, e gli applausi che incassa sembrano rafforzare le sue certezze. In cima alle quali, c’è il fatto che «la cattiva politica che si è fatta Stato è entrata anche negli accampamenti del centrosinistra». E che le colpe dell’attuale situazione politica sono responsabilità di alcuni tra i massimi dirigenti del Pd. Il governatore della Puglia non attacca Bersani, ma dopo che il segretario dei Democratici ha definito «fuori contesto» la sua candidatura alle primarie ha replicato da Piacenza, praticamente a casa del leader Pd, che «fuori contesto è la mancanza di opposizione del centrosinistra». Contro D'Alema i fendenti sono più mirati. Anche qui a Bertinoro, anche se non lo nomina, è lui il bersaglio delle stoccate più dure: «Qualcuno dice che faccio poesia. Non è così, e comunque con la prosa cinica, non si va da nessuna parte».
Vendola si guarda bene dall’inserirsi nell’eterno duello «Walter vs Massimo», dice che «niente è casuale» e quindi neanche la sua presenza alla scuola di Veltroni, rispetto al quale lo accomuna «la ricerca e l’idea che la politica sia darsi obiettivi». Ma dice anche che non gli interessa essere «cooptato in dinamiche nevrotiche di gruppi dirigenti». «A questa età me ne andrei volentieri in vacanza, a pregare, studiare, scrivere, viaggiare. Ma mi sento prigioniero di un dovere. In politica ci vuole generosità. E io voglio, pasolinianamente, gettare il mio corpo nella lotta».

Repubblica 26.7.10
Veltroni offre una sponda a Vendola È autonomo, innoviamo insieme
di Marco Marozzi

BERTINORO - «Autonomia». «Ricerca». E critiche alla politica dei vertici Pd. Non è un' alleanza, ma certo una comunanza quella suggellata fra Walter Veltroni e Nichi Vendola in una rocca sui colli romagnoli. La domenica in cui con un' intervista a Repubblica il governatore della Puglia ha parlato della sua candidatura a premier di un centrosinistra che vuole «sparigliare». I due leader non si spingono a un abbraccio che tutti e due considerano controproducente. Ma le loro parole si assomigliano tremendamente. Veltroni chiama il Pd alla «creazione di un' alternativa credibile alla crisi del centrodestra», elogia «l' autonomia» di Vendola come guida della Puglia (in rotta per due elezioni con D' Alema e i suoi), chiede di finirla con «un dibattito interno insopportabile» e di costruire «una maggioranza riformista» non «un' alleanza contro». Vendola dice che a Veltroni lo uniscono «il cammino, la ricerca, l' idea che politica si deve dare degli obiettivi». Parla di «situazione drammatica» di fronte alla quale «le parole, gli atti del centrosinistra appaiono inadeguati». Attacca: «C' è chi preferisce talvolta perdere perché gli consente di continuare a vivere di rendita di posizione». «Non è poesia» risponde senza nominarlo a D' Alema. «E penso che con la prosa cinica non si è mai andati da nessuna parte. La cattiva politica è entrata anche negli accampamenti del centrosinistra». Il finale è quasi messianico: «Mi sento fino in fondo prigioniero di un dovere. La mia candidatura è l' ufficializzazione di una cosa che esiste nella società italiana. Potevo anche fuggire e non consentire a nessun idiota di dire guarda che arrivista, guarda che matto». Ad accusarlo di «arrivismo» è stato Francesco Boccia, sostenuto da D' Alema, per due volte sconfitto alle primarie del Pd. L' incontro fra l' ex-segretario Pd e il presidente della Puglia avviene alla Scuola di politica che ogni anno Veltroni e il deputato Salvatore Vassallo organizzano a Bertinoro, splendido borgo forlivese, «paese dell' ospitalità» e del vino frizzante "Pagadebit". Novanta ragazzi a lezione per cinque giorni su «Democrazia, religioni, identità». Vendola è fra i relatori. «Non so che significa sparigliare - dice Veltroni - penso che, piuttosto di stare chiusi in un dibattito interno insopportabile, ci sia bisogno di scegliere 4-5 grandi questioni di innovazione su cui costruire il consenso». E mentre il Pd si guarda attorno, Pier Ferdinando Casini ironizza: «Se il Pd decidesse di candidare Vendola, noi del Partito della Nazione avremo l' assicurazione di essere almeno al 20-25%». «Ho già dato, non è il tema della giornata» si sfila il cattolico Pierluigi Castagnetti, al tavolo del seminario con Vendola. I due duettano-duellano su «politici credenti» e «politici credibili». Mentre altri ex popolari, Franco Monaco, Lucio D' Ubaldo, Giorgio Merlo, danno pollice verso all' autocandidatura di Vendola. Anche se con toni diversi. «Penso non sia il candidato idoneo per battere il centrodestra - dice il prodiano Monaco - ma ha ragione che per vincere si deve convincere con un' offerta politica che abbia l' ambizione di una limpida alternativa». «L' alternativa non è una sorta di gioiosa macchina da guerra, come Occhetto nel ' 94» spara Merlo. E D' Ubaldo: «Il vendolismo è la seduzione dei nostalgici. Per vincere bisogna spostare al centro l' asse del Pd».

Corriere della Sera 26.7.10
Il centrosinistra Il governatore pugliese ospite di Veltroni. L' ex leader: nel partito dibattito insopportabile
Vendola sferza il Pd: c' è chi preferisce perdere
«Per qualcuno è meglio non vincere e continuare a vivere di rendite di posizione»
di Francesco Alberti

BERTINORO (Forlì-Cesena) - Gramsci, Pasolini e un bel po' di ceffoni al centrosinistra. Nella rocca di Bertinoro, che ospitò in secoli lontani Federico Barbarossa, Nichi Vendola aggiunge altra benzina all' attacco sferrato al fortino dell' oligarchia pd. Non fa nomi, il governatore della Puglia, ma ogni sua parola è una picconata. Lui che gli ormeggi della sua autocandidatura li ha liberati da un pezzo, facendo storcere il naso a buona parte della nomenclatura, chiede ora al Pd e ai suoi alleati un radicale cambio di marcia: «Le parole e gli atti del centrosinistra, di fronte alla crisi del berlusconismo e a un' Italia che pare aver smarrito il sentimento della decenza, mi appaiono veramente inadeguati. Se la mia candidatura ha portato la vita là dove c' è stagnazione del pensiero, allora ho colto nel segno». È un mondo autoreferenziale e lontano dalla realtà quello contro il quale marcia il pensiero vendoliano: «È giunto il momento di mollare gli ormeggi, di scuotersi. C' è nel nostro campo chi preferisce talvolta perdere per poter continuare a vivere di rendite di posizioni». Dalla rocca di Bertinoro si vede l' Adriatico e il divertimentificio romagnolo, ma il Vendola in polo blu e giacca nera, salito fin quassù, non ha la faccia di uno che si diverte. Piuttosto di chi vede un centrosinistra arroccato, «partiti che assomigliano a corpi in affanno, incapaci di organizzare la democrazia e, come diceva Gramsci, di entrare in connessione sentimentale con un popolo...». Parole che stridono con l' atmosfera compassata che si respira nella Rocca dove, da 4 giorni, va in scena «Democratica», scuola di politica della Fondazione presieduta da Walter Veltroni e diretta da Salvatore Vassallo. Eccessivo parlare di asse tra l' ex segretario e il governatore pugliese. Ma una certa sintonia affiora. Veltroni riconosce che una candidatura che spariglia è preferibile «a un dibattito interno insopportabile». E Vendola ricambia: «Cosa mi unisce a Walter? L' idea che la politica sia un cammino, mettere nello zaino tanti libri. Non sono qui per caso...». Poi però si smarca: «Non mi interessa essere cooptato in dinamiche nevrotiche di gruppi dirigenti». Anche perché è da lì che spesso nasce «quella cattiva politica che è entrata anche negli accampamenti del centrosinistra e che va devastata, buttando, come diceva Pasolini, il proprio corpo nella lotta». Vendola, alla lotta dura, pare pronto. Al D' Alema che gli ha dato del «politico-poeta», replica: «Con la prosa cinica non si è andati da nessuna parte». E a Francesco Boccia, per due volte avversario sconfitto alle primarie pugliesi, che lo ha bollato di arrivismo, non la manda a dire: «La mia candidatura nasce da una domanda che c' è in giro e alla quale potevo fuggire per non consentire a nessun idiota di dire "ma guarda che arrivista": non l' ho fatto perché mi sento prigioniero di un dovere, anche se disprezzo il potere e i suoi codici...».