sabato 17 luglio 2010


L'immagine che correda questo articolo dell'Unità del 17 luglio era stata in precedenza la copertina del n. 27 di LEFT, datato 9 luglio, nelle edicole pochi giorni prima...
l’Unità 17.8.10

Partono le Fabbriche di Nichi Vendola «Voglio sfidare la vecchia sinistra»
Politica viva: «Il centrosinistra arranca. Non sa lavorare per la vita»
di Ivan Cimmarusti

A Bari la tre giorni per gli «stati generali» delle Fabbriche di Nichi. Domani forse l’annuncio della sua candidatura alle future primarie del centro sinistra. «Vogliamo il cambiamento e la buona politica».

Bari. «No alla nomenclatura» e agli schemi politici «antiquati». Sì ad una nuova forma di linguaggio che possa raccogliere «il popolo» avvicinandolo sempre più alla buona politica. «Vogliamo il cambiamento». È questa la ragione, secondo il presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra,
ecologia e libertà, Nichi Vendola, che ha spinto più di duemila giovani a Bari, nonostante il gran caldo, per gli «stati generali» delle Fabbriche di Nichi. I luoghi in cui si discute già sulla maniera in cui opporre spiega Vendola «la buona politica a quella cattiva che sta assediando il Paese».
TRE GIORNI
Ai piedi del palco ci sono «operai» giunti da Roma, Firenze, Cagliari, Crotone, Milano, Torino, Bologna, Ancona e anche dalla Germania. Per tre giorni rappresentanti della Fabbriche di Nichi: 345 in Italia, due in Spagna e una in Inghilterra, Danimarca, Slovacchia, Germania e Portogallo. Per Vendola è necessa-
rio un nuovo «codice di cambiamento». Abbattere, dunque, le vecchie barriere della politica. Le Fabbriche «non sono un partito e non hanno nulla a che vedere con Sel, dicono al centrosinistra che la domanda di cambiamento è un po’ più larga di quanto non siano i ricicli dei partiti del centrosinistra». E ora, c’è chi assegna alle Fabbriche anche un ruolo più ampio: quello di preparare a Vendola la strada per le primarie con le quali il centrosinistra sceglierà il nuovo candidato premier alle politiche del 2013.
«Provo molta pena per il centrodestra ha attaccato -. Silvio Berlusconi si è sottratto al confronto. È un prodotto pubblicitario, si è venduto alla stregua di un detersivo. Cesare (Berlusconi, ndr) ha impresso nei cittadini un messaggio contorto della realtà. Grazie al controllo di gran parte dell’informazione italiana è riuscito a tenere nascosta, per due lunghi anni, la crisi finanziaria. Con lui aggiunge l’Italia si trova nel punto più buio della sua storia». Vendola ritiene che la crisi nel centrodestra e nella maggioranza non può essere risolta con un Governo tecnico, ma con «nuove elezioni». Un Governo transitorio, infatti, «sarebbe una vittoria per Berlusconi e per la sua destra, dove impazza una guerra civile. La proposta di fare un
Governo tecnico è da scuola. C’è bisogno di un cambiamento radicale».
Per Vendola, dunque, «il decadimento della politica», può essere risolto con l’innovazione delle idee. Ma «il centrosinistra, nel momento del crollo di Berlusconi, arranca. Ha bisogno di una riforma radicale, è un centrosinistra mortuario che non sa lavorare per la vita. C’è una politica che puzza di morte, e noi, invece, abbiamo bisogno di politica viva». Per questo le Fabbriche. Che saranno utilizzate anche per proporre una sua candidatura alla guida della Probabilmente, sarà proprio l’ultimo giorno del raduno dei volontari delle Fabbriche, quello in cui il leader di Sinistra, ecologia e libertà annuncerà la propria candidatura. Una candidatura che servirebbe a contrastare quello che Vendola definisce uno «Stato paracriminale. Una macchia nera ha tuonato che dilaga in Italia, che avvelena le nostre cose, che ammorba l’aria e la politica».

l’Unità 17.8.10
L’invettiva
Laicità
Carlo Bernardini: così l’etica della Chiesa sta uccidendo il progresso
Se la scienza lancia il suo grido di dolore
di Pietro Greco

Il libro. Ogni ingerenza dottrinaria mette in pericolo la democrazia. Si possono tollerare gli insegnamenti di religione nelle scuole? Lo stato ha o no l’obbligo di promuovere la libera ricerca scientifica? Chi ha avuto una educazione e una esperienza laica, occupandosi di scienza e del suo insegnamento e confidando nella profonda umanità di un modo di pensare che chiamavamo “di sinistra”, oggi sta vivendo un incubo. «Incubi diurni», Laterza, pp 128, euro 14.

Certo, è anche un grido lacerante di ribellione, quello che Carlo Bernardini, fisico, professore emerito dell’università La Sapienza di Roma, collaboratore storico dell’Unità, ha affidato al libro Incubi diurni, appena pubblicato con Laterza (pagg. 145, euro 14,00) perché gli sia concesso di essere «scienziato e laico, nonostante tutto». Certo, è anche l’invettiva veemente di un ricercatore che si sente fuori dal coro, come recita la quarta di copertina, che lancia i suoi strali – nitidi, forti – contro le forze di cui si sente oppresso: il Vaticano e la sua invadente dottrina che vogliono mettere le braghe alla sua libertà di ricerca, ma anche contro quel «trogloditismo politico», arraffone e incompetente, che cerca di marginalizzarlo perché interessato a soddisfare i propri interessi immediati (spesso volgarmente materiali) a scapito di quelli delle generazioni future.
Ma è, soprattutto, un manifesto alla Bertrand Russell. Un programma laico per una società libera, pacifica e fondata sulla ragione che riprende quello per cui si è battuto il logico e filosofo inglese autore, nel 1957, di Perché non sono cristiano. Il richiamo a Russell non è casuale. Non solo perché Carlo Bernardini lo cita spesso. Ma perché ne riprende per intero e aggiorna la griglia di lettura dei rapporti tra religioni monoteistiche e società. Le grandi religioni monoteistiche, sosteneva Russell, hanno tre caratteri comuni: una Chiesa, una fede e un codice di etica individuale.
La fede è certo la fonte di contrasto intellettuale tra religione e scienza, sostiene Russell. E Bernardini analizza a fondo e senza sconto alcuno i motivi di questo contrasto. Che non gli impedisce, tuttavia, di chiudere la sua invettiva /manifesto riconoscendo i valori comuni che possono esistere tra un laico che non crede, quale egli è, e un laico che crede, come suora Cécile Renouard, che con un gruppo di confratelli ha di recente pubblicato con Flammarion «Venti proposte per riformare il capitalismo» e che si pone, con maggiore lucidità di molti politici anche di sinistra, il problema delle regole che servono per dare a chiunque l’accesso ai beni essenziali. Ma, sostiene ancora Russell, l’asprezza dello scontro tra religione e scienza non è determinato dalla fede – ognuno è libero di credere in ciò che vuole – bensì dall’organizzazione ecclesiale e dai codici etici. Lo scontro diventa duro e persino insopportabile – tanto da indurre a un sano moto di ribellione – quando l’organizzazione ecclesiale pretende di imporre all’intera società la sua visione del mondo e la sua morale, escludendo che fuori da quell’organizzazione sia possibile l’esistenza stessa di un’etica.
L’etica degli scienziati. È questo il cuore del libro di Carlo Bernardini. È questo il motivo principale per leggerlo. È questo l’aspetto che più sorprende. Andate a pagina 32 e scoprirete subito perché. La Chiesa che pretende di imporre il proprio codice etica accredita l’idea che, in virtù del loro sapere, gli scienziati abbiano un’etica diversa da quella del resto dell’umanità. Un’etica propria e abnorme. Che per questo deve essere validata da un’etica più generale, quella religiosa.
Occorre sfuggire a questa trappola, sostiene Carlo Bernardini. Non si deve contrapporre l’etica della scienza all’etica della religione. Non esiste un’etica degli scienziati fondata sul loro sapere. Gli scienziati sono uomini e hanno un’etica del tutto «indistinguibile da quella del resto dell’umanità, nella sua eterogenea composizione».
Quello che non si può in alcun modo pretendere è che gli scienziati, come tutti gli uomini, «adottino necessariamente ciò che il clero intende per etica, specie se questo può entrare in contrasto con esigenze difendibili della ricerca e dello sviluppo delle conoscenze». Perché è questo che sta succedendo in Italia, anche per colpa di una classe dirigente che, sostiene Bernardini richiamando De Gasperi, è costituita da politici che guardano all’oggi e non da statisti che guardano alle generazioni future. Perché il futuro che immagina Bernardini, proprio come il futuro che immaginava Bertrand Russell, è nelle mani dei laici (non importa se credenti o no). Solo se riusciremo a costruire una democrazia razionale che fonde libertà, tolleranza e competenza avremo un futuro desiderabile. Altrimenti il futuro si trasformerà, a appunto, in un incubo.

il Fatto 17.7.10
Il Pd si tiene buono Vendola
Nichi: “Sfido Bersani per la segreteria”. Letta: “Una buona notizia”
di Wanda Marra

Dallo staff di Bersani nicchiano e evitano di entrare troppo nel merito della questione. Che, dicono, non è all’ordine del giorno, limitandosi a proferire un signorile “più siamo meglio è”, con la serenità consentita anche dalla distanza costituita da un oceano in mezzo. Ma l’auto-candidatura di Vendola (al Fatto Quotidiano ha detto di essere pronto a sfidare il segretario del Pd alle primarie del centrosinistra) un dibattito lo apre tra i democratici. Mentre lui, Nichi, inaugura gli Stati generali delle sue Fabbriche, una tre giorni che sembra tanto l’inizio della corsa alla leadership. Anche se alla domanda se sia pronto a sfidare Berlusconi non risponde direttamente: “Penso che, come dice la Bibbia, ogni cosa a suo tempo e ogni giorno ha i suoi oggetti e il suo calendario”. Aggiungendo: “Credo che Berlusconi si sia costantemente sottratto al confronto con la realtà, al confronto anche con i suoi avversari”. E ribadendo: “Oggi siamo al punto in cui anche il centrosinistra ha bisogno di una auto-rivoluzione, di una riforma radicale. Nel momento in cui c'è la crepa del racconto berlusconiano, e si comincia a vedere cosa c'è attorno alla corte di Cesare”. E dunque riaffermando: quando “i sondaggi dicono che anche il Pd perde punti percentuali, c'è bisogno di mettere in campo un cantiere dell’alternativa che non è semplicemente nelle parole del centrosinistra”. Forse solo perché la corsa alla leadership sembra ancora sufficientemente lontana nel Pd anche i più lontani dalla sua cultura non gli chiudono la porta. Dichiara Enrico Letta: “Saluto l'annuncio di Vendola come una buona notizia per il centrosinistra e per le sorti del Paese. Sosterrò Bersani che ha il profilo giusto per rappresentare una coalizione che deve puntare al 50 per cento più uno dei voti in tutta Italia. Ma penso che attorno a una candidatura di sostanza come quella di Nichi possano aggregarsi forze fresche e risvegliarsi passioni sopite”.
Anche Nicola Latorre si dice pronto ad accogliere il governatore della Puglia come competitor, in quanto portatore di “un patrimonio importante” e “rappresentante di una parte della società italiana a cui si deve dare rappresentanza”. Molto critico, invece, Giorgio Merlo: “È curioso che di fronte alla crisi politica della maggioranza di centro destra qualcuno proponga come rimedio salvifico e miracolistico l'eterno ricorso alle primarie per scegliere il futuro leader della coalizione di centrosinistra. Con tutto il rispetto del caso per il governatore della Puglia Vendola, si tratta di capire se le primarie al nostro interno sono un esercizio per divertirsi facendo testimonianza o se, invece, intendiamo correre contro il centrodestra per vincere”. La reazione più piccata arriva da Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani democratici: “Quello di Vendola, del leader incoronato dal popolo che non ha bisogno dei partiti, è un modello che accentra il potere nelle mani di una sola persona. È il modo di fare politica di Berlusconi. Il centrosinistra lo ha già sperimentato con Veltroni e ha prodotto risultati negativi”. Forse l’amarezza di un giovane cresciuto ed educato nelle stanze dei partiti? Ma nelle nuove generazioni c’è anche chi accoglie con entusiasmo le dichiarazioni di Vendola. “Sarò alle Fabbriche dice Giuseppe Civati e questa è una dimostrazione di interesse da parte mia. Spero lui accolga nello stesso modo la mia presenza. Non credo si debba arrivare a uno scontro a due Vendola-Bersani. Penso che le primarie si debbano fare e magari possano esserci anche altri candidati, giovani, che non facciano parte del ceto politico”. Ha in mente qualcuno in particolare Civati? “Non poniamo limiti alla Provvidenza. Per esempio, c’è il sindaco di Firenze”. Sfaccettata ma critica la posizione di Deborah Serracchiani: “Dobbiamo capire ciò che Vendola porta in dote. Se porta una sinistra frammentata o un partito con il quale si può dialogare per creare una coalizione”. Sulla stessa linea, Ignazio Marino: “Non so se sarà Vendola il leader più adatto al centrosinistra. Ma sicuramente le primarie sono un’ottima occasione per mettere in campo pensieri ed energie”.

il Riformista 17.7.10
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