domenica 18 luglio 2010
il Fatto 18.7.10
La sfida
Vendola, una Woodstoock politica per rinnovare la leadership della sinistra
di Luca Telese
L ’ufficializzazione definitiva della candidatura ci sarà solo questa sera. Al termine dei tre giorni di convention delle “Fabbriche di Nichi”, infatti, sul piccolo palco di palanche da cantiere approntato in mezzo al boschetto proprio in riva al mare prima si susseguiranno le relazioni dei ragazzi che hanno curato i gruppi di lavoro, poi un breve discorso di investitura. A tenerlo sarà il grande organizzatore delle fabbriche, Nicola Fratoianni, il dirigente che chiederà ufficialmente a Nichi Vendola di correre per le primarie del centrosinistra. Nulla è scontato, e nulla è casuale, in questo percorso, a partire dalle tappe e dalle manovre di aggiustamento che hanno portato fino al passo irreversibile. Non è un caso, per esempio, che questo passaggio si celebri d’estate, mentre altri partiti hanno tirato i remi in barca. E nemmeno che il governatore della Puglia finisca per muovere mentre il segretario del Pd è in viaggio in America, impegnato in un itinerario para-turistico contrappuntato dalle mirabolanti cronache di Chiara Geloni (giornalista in grande ascesa nei media dell’aria democratica) la direttrice di YouDem che aggiornava la sua pagina Facebook con frasi del tipo: “Che emozione. Ieri ho fatto pipì nel bagno del Pentagono”. Il tono apparentemente lieve e minimale della Geloni in qualche modo ha il merito di dissimulare lo scarso peso diplomatico di un viaggio che era stato presentato come il grande sdoganamento internazionale di Bersani, e che invece ha un’agenda abbastanza esangue: “Il colpo più gradito – scriveva La Repubblica sarebbe un incontro con Eugene Kang, l’assistente personale del presidente, suo compagno di golf: origine coreane, americano di seconda generazione, classe 1984”. Caspita. Ecco perché Vendola avverte il momento di difficoltà del leader del Pd ad assumere una caratura adeguata al momento, e prova ad anticipare le proprie carte. Faceva una certa impressione, sul piano della comunicazione politica, il raffronto tra la grafica postmoderna degli stati generali di Bari (vulcani colorati di eruzioni grafiche con lettere e loghi, stencyl, grandi strutture scenografiche costruite con materiali di recupero), gli slogan in rima e poesia di Vendola, gli ultimissimi gadget in vendita (borse riciclate porta I-Pad e teli da mare con il logo delle fabbriche) e la grafica disadorna dell’ultimo manifesto nazionale del Pd: “La manovra è sbagliata”, con sotto il grande logo di un “Q-code”, da fotografare per poi assumere altre informazioni via telefonino. “Pazzesco. Se il Pci avesse fatto un manifesto così astruso e incomprensibile – ironizzava perfido il viceministro leghista Roberto Castelli – a strapparlo dai muri sarebbero stati i suoi militanti”. Esagerazioni? Sta di fatto che Vendola, con alcune anticipazioni giornalistiche ha testato le reazioni dell’elettorato progressista all’idea di una sua candidatura. Poi, a Roma, in occasione di un forum internet a La Repubblica, ha avuto un lungo incontro con il patron del gruppo Espresso, Carlo De Benedetti. Quindi venerdì è corso a Melfi al corteo contro licenziamento dei tre operai (“Incredibilmente ero l’unico politico presente...”), così come prima era stato a Pomigliano (“Anche in quel caso l’unico, insieme a Sergio Cofferati, che è stato molto coraggioso, schierato al fianco della Fiom”). Infine ha viaggiato per quel Nord, che – per ora – è il suo punto debole. Il governatore della Puglia ha avuto risposte che considera positive: applausi è standing ovation alla festa Democratica del Veneto mentre la moderatrice della serata, la nostra Erminia Della Frattina ipotizzava la sua leadership, e entusiasmo a Milano per la candidatura di Giuliano Pisapia a sindaco della città. In entrambi i casi due gesti che hanno preoccupato gli uomini del Pd. In Veneto perché hanno considerato quel passaggio un’invasione di campo; a Milano perché non è un mistero che il numero due di Bersani, Filippo Penati, abbia intenzione di candidarsi a sindaco; sul piano delle relazioni industriali perché la rottura con De Benedetti (un tempo prima tessera onoraria del Pd, oggi uno che giudica Bersani “inadeguato”) ancora brucia. Certo, resta da capire cosa possano diventare le fabbriche. Venerdì Vendola definiva “tristi le sezioni dei vecchi partiti” e postulava: “Un posto in cui una donna incinta non è a suo agio non è un buon luogo per la politica”. Ma certo il colpo d’occhio degli stati generali era anche troppo innovativo: comizi nei boschi, seminari sul lungomare, concerti rock in spiaggia. Molto più simile a Woodstoock che a un congresso. Per un comunicatore solitamente critico come Claudio Velardi: “Vendola ha già battuto Bersani perché è il momento in cui l’innovazione paga”. Per Fratoianni si ripeterà lo
schema della Puglia: “Ogni cosa che fanno per provare a negarci le primarie finirà
per rafforzare Nichi”. Vincerle, però, è un altro paio di maniche.