giovedì 28 luglio 2011

La Stampa 28.7.11
Abu Mazen non si ferma “La Palestina all’Onu”
Il presidente annuncia: a settembre chiederemo il riconoscimento
di Aldo Baquis


Forte del sostegno della Lega Araba e reduce da una approfondita consultazione con novanta ambasciatori palestinesi, il presidente dell’Anp Abu Mazen ha ieri confermato ai vertici dell’Olp convocati a Ramallah che a settembre si rivolgerà al Consiglio di sicurezza dell’Onu per ottenere una ammissione a pieno titolo all’Onu e il riconoscimento della Palestina entro le linee del 1967, accanto ad Israele. Alla Assemblea generale, ha calcolato, 122 Paesi sostengono già questa iniziativa.
Per la prima volta in pubblico, Abu Mazen ha anche fatto appello ai palestinesi affinché assecondino questo sforzo diplomatico con manifestazioni non violente di «resistenza popolare», sull’esempio delle masse impegnate altrove in Medio Oriente nella «Primavera araba».
Abu Mazen ha quindi sostenuto con enfasi che il ricorso alle Nazioni Unite non contrasta con l’impegno dei palestinesi a ricercare una intesa negoziata con Israele. «La pace è la nostra scelta» ha esclamato. Ma il Quartetto, ha lamentato, finora ha fallito su diversi fronti: non è riuscito a rilanciare le trattative, né a congelare la colonizzazione ebraica in Cisgiordania e a Gerusalemme.
Il presidente palestinese sembra dunque determinato ad intraprendere una strada ricca di incognite. Oltre alla scontata ostilità israeliana - che vede nella sua scelta una uscita allarmante ed unilaterale dalla sostanza degli accordi di Oslo del 1993 - Abu Mazen deve fare i conti con il presidente Barack Obama che sulla costituzione dello Stato palestinese in tempi serrati ha impegnato il proprio prestigio personale e che tuttavia potrebbe opporre un veto alla iniziativa palestinese al Consiglio di sicurezza.
Per dissuadere Abu Mazen dal giocare d’azzardo all’Onu, gli Stati Uniti hanno minacciato di ridurre gli aiuti economici all’Anp. La reazione del negoziatore Saeb Erekat non si è fatta attendere. L’Anp, ha detto, «non cederà a ricatti». In casi estremi, ha avvertito, Abu Mazen potrebbe «gettare in faccia agli americani le chiavi» e proclamare la dissoluzione dell’Anp. Ieri Abu Mazen ha confermato che la crisi finanziaria dell’Anp è allarmante e che - in assenza di aiuti arabi - è problematico il pagamento degli stipendi ai funzionari pubblici.
Un altro elemento di incertezza riguarda i rapporti fra al-Fatah e Hamas. Abu Mazen sperava di potersi presentare all’Onu con un governo unitario di tecnocrati, sostenuto da tutte le forze politiche. Ma i contatti languiscono da settimane e il nuovo esecutivo non sembra all’orizzonte. Intanto a Gaza Hamas torna a mostrare il proprio volto marziale con la esecuzione capitale, questa settimana, di due palestinesi sospettati di collaborazionismo con Israele. Sempre a Gaza integralisti islamici hanno attaccato e distrutto ieri un campo di divertimenti che includeva alcuni prati, una modesta piscina ed un caffè. Una operazione dettata, è stato spiegato, dalla necessità di imporre una più stretta «moralità pubblica».
«Il Quartetto ha fallito il negoziato e non ha congelato gli insediamenti ebraici»

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